Cippo Gasparotto

Cippo a Leopoldo Gasparotto

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In Breve

Il cippo commemorativo è dedicato alla figura di Leopoldo Gasparotto, nel luogo in cui il 22 giugno 1944 viene trucidato da militari delle SS dopo essere stato prelevato dal Campo di polizia e di transito di Fossoli dove era internato per ragioni politiche. Gasparotto, medaglia d’oro al Valor Militare, figura di rilievo nazionale e rappresenta un grande esempio di resistenza politica nell’impegno della lotta al nazifascismo.

Gli Accadimenti

Questo cippo segna il luogo dove fu assassinato dai nazisti Leopoldo Gasparotto internato a Fossoli, antifascista, figura chiave della Resistenza milanese, all'alba del 22 giugno del’44 dopo essere stato prelevato dal campo di Fossoli. Alla sua memoria è stata conferita la Medaglia d'Oro al Valor Militare. Conosciuto come "Poldo", Gasparotto nasce a Milano il 30 dicembre 1902 in una famiglia con radici nel Risorgimento, originaria di Sacile, Friuli. Cresciuto nei valori della patria e della democrazia, nel 1922 si unisce al Partito Repubblicano. Suo padre, Luigi, era un politico influente, deputato e ministro sia prima che dopo il fascismo. Dopo aver completato il servizio militare, Leopoldo si laurea in Giurisprudenza all'Università di Milano. Convinto antifascista e appassionato alpinista, si dedica all'insegnamento dell'alpinismo a Aosta, utilizzando queste occasioni per diffondere idee antifasciste. Nel 1942, Gasparotto inizia a collaborare attivamente con il Partito d'Azione di Milano, contribuendo alla diffusione del foglio clandestino "L'Italia Libera". Dopo l'armistizio, lavora alla creazione di una Guardia Nazionale per opporsi ai tedeschi e in clandestinità, sotto il nome di battaglia "Rey", diviene un punto di riferimento per la Resistenza lombarda, collaborando strettamente con Ferruccio Parri. L'11 dicembre 1943 viene arrestato a Milano, incarcerato a San Vittore; torturato non rivelò mai informazioni ai suoi aguzzini. Il 27 aprile 1944 con altri compagni è trasferito nel campo di Fossoli, dove gli viene assegnato il numero di matricola 205 e relegato nella baracca n. 18. Anche se rinchiuso Gasparotto non interrompe la lotta, mantiene contatti con i compagni all’esterno del campo, incoraggia quelli di prigionia. Nei mesi in cui è internato a Fossoli tiene un diario che si è miracolosamente salvato, un documento di eccezionale interesse. La scrittura del suo diario si interrompe il 21 giugno 1944, all’indomani della sua morte. Il compagno di prigionia Ludovico Barbiano Belgiojoso, architetto progettista del Museo Monumento al Deportato di Carpi, così lo ricorda l'ultima volta che lo vede vivo: “Era in calzoncini corti, maglietta e sandali, e prima di uscire, aveva lasciato un portacarte con il suo diario all'amico [Giovanni] Barni.”. La sua morte, insabbiata con la falsa notizia di un tentativo di fuga, lasciò un vuoto incolmabile nel cuore dei suoi compagni e nella comunità resistente. Il suo corpo, inizialmente sepolto in una fossa anonima nel cimitero di Carpi, fu successivamente trasferito in quello Monumentale di Milano, dove ora riposa.

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Il cippo commemorativo è dedicato alla figura di Leopoldo Gasparotto, nel luogo in cui il 22 giugno 1944 viene trucidato da militari delle SS dopo essere stato prelevato dal Campo di polizia e di transito di Fossoli dove era internato per ragioni politiche. Gasparotto, medaglia d’oro al Valor Militare, figura di rilievo nazionale e rappresenta un grande esempio di resistenza politica nell’impegno della lotta al nazifascismo.
Questo cippo segna il luogo dove fu assassinato dai nazisti Leopoldo Gasparotto internato a Fossoli, antifascista, figura chiave della Resistenza milanese, all'alba del 22 giugno del’44 dopo essere stato prelevato dal campo di Fossoli. Alla sua memoria è stata conferita la Medaglia d'Oro al Valor Militare. Conosciuto come "Poldo", Gasparotto nasce a Milano il 30 dicembre 1902 in una famiglia con radici nel Risorgimento, originaria di Sacile, Friuli. Cresciuto nei valori della patria e della democrazia, nel 1922 si unisce al Partito Repubblicano. Suo padre, Luigi, era un politico influente, deputato e ministro sia prima che dopo il fascismo. Dopo aver completato il servizio militare, Leopoldo si laurea in Giurisprudenza all'Università di Milano. Convinto antifascista e appassionato alpinista, si dedica all'insegnamento dell'alpinismo a Aosta, utilizzando queste occasioni per diffondere idee antifasciste. Nel 1942, Gasparotto inizia a collaborare attivamente con il Partito d'Azione di Milano, contribuendo alla diffusione del foglio clandestino "L'Italia Libera". Dopo l'armistizio, lavora alla creazione di una Guardia Nazionale per opporsi ai tedeschi e in clandestinità, sotto il nome di battaglia "Rey", diviene un punto di riferimento per la Resistenza lombarda, collaborando strettamente con Ferruccio Parri. L'11 dicembre 1943 viene arrestato a Milano, incarcerato a San Vittore; torturato non rivelò mai informazioni ai suoi aguzzini. Il 27 aprile 1944 con altri compagni è trasferito nel campo di Fossoli, dove gli viene assegnato il numero di matricola 205 e relegato nella baracca n. 18. Anche se rinchiuso Gasparotto non interrompe la lotta, mantiene contatti con i compagni all’esterno del campo, incoraggia quelli di prigionia. Nei mesi in cui è internato a Fossoli tiene un diario che si è miracolosamente salvato, un documento di eccezionale interesse. La scrittura del suo diario si interrompe il 21 giugno 1944, all’indomani della sua morte. Il compagno di prigionia Ludovico Barbiano Belgiojoso, architetto progettista del Museo Monumento al Deportato di Carpi, così lo ricorda l'ultima volta che lo vede vivo: “Era in calzoncini corti, maglietta e sandali, e prima di uscire, aveva lasciato un portacarte con il suo diario all'amico [Giovanni] Barni.”. La sua morte, insabbiata con la falsa notizia di un tentativo di fuga, lasciò un vuoto incolmabile nel cuore dei suoi compagni e nella comunità resistente. Il suo corpo, inizialmente sepolto in una fossa anonima nel cimitero di Carpi, fu successivamente trasferito in quello Monumentale di Milano, dove ora riposa.
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