Orti di Guerra - Orti di Guerra - Cortile delle steli del museo monumento

Cortile delle stele del Museo Monumento

Orti di guerra
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In Breve

Per fare fronte ai gravi problemi legati alla scarsità nell’alimentazione quotidiana del tessuto sociale carpigiano, nel corso del periodo bellico vengono convertiti diversi spazi cittadini in aree di semina e coltivazione. Tra gli spazi individuati per tale scopo anche l’attuale Cortile delle Stele del Museo Monumento al Deportato.

Gli Accadimenti

L’area cortiliva, che oggi costituisce il Cortile delle Stele del Museo Monumento al Deportato eretto nel 1973, venne utilizzata nel corso del secondo conflitto mondiale come “orto di guerra”. Istituiti con decreto legge pubblicato in Gazzetta ufficiale l’ 8 febbraio 1943, gli orti di guerra sono “le aree fabbricabili in attesa della loro utilizzazione, le aree di demanio pubblico. Le superfici libere nei parchi o nei giardini […], che siano adibiti a proficua coltivazione agraria”. La loro istituzione viene praticata anche nell’area urbana della città di Carpi, dove diversi spazi verdi sono adattati per la coltivazione di ortaggi e cereali, al fine di affrontare i gravi problemi legati alla scarsità alimentare della popolazione carpigiana. La fame è infatti tra uno dei drammi che la popolazione deve affrontare nel corso della guerra. La carenza dei generi alimentari è un problema con cui gli italiani si confrontano già nel Ventennio, quando emergono le conseguenze anche sul piano alimentare della scelta del regime di attuare una politica autarchica. E bisogna ricordare che già dal gennaio 1940, prima dell’entrata in guerra dell’Italia, era stato imposto il razionamento dei generi alimentari di primaria necessità: caffè, farina, riso, zucchero, pasta, carne oli e i grassi commestibili. La loro vendita diretta era stata vietata e sostituita dall’ introduzione della carta annonaria, il sistema di tesseramento con cui ciascun cittadino poteva acquistare generi alimentari e le relative quantità, secondo quanto stabilito dalle autorità. Durante il conflitto, a causa della crescente difficoltà di approvvigionamento e delle restrizioni sulle importazioni imposte dal governo, la carenza di generi alimentari divenne un problema sempre più grave. Gli orti di guerra sono una delle misure introdotte dal fascismo nel tentativo, non riuscito, di frenare una vera e propria paralisi alimentare non solo sul piano del sostentamento ma anche quello dell’ordine pubblico.

Indirizzo

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Per fare fronte ai gravi problemi legati alla scarsità nell’alimentazione quotidiana del tessuto sociale carpigiano, nel corso del periodo bellico vengono convertiti diversi spazi cittadini in aree di semina e coltivazione. Tra gli spazi individuati per tale scopo anche l’attuale Cortile delle Stele del Museo Monumento al Deportato.
L’area cortiliva, che oggi costituisce il Cortile delle Stele del Museo Monumento al Deportato eretto nel 1973, venne utilizzata nel corso del secondo conflitto mondiale come “orto di guerra”. Istituiti con decreto legge pubblicato in Gazzetta ufficiale l’ 8 febbraio 1943, gli orti di guerra sono “le aree fabbricabili in attesa della loro utilizzazione, le aree di demanio pubblico. Le superfici libere nei parchi o nei giardini […], che siano adibiti a proficua coltivazione agraria”. La loro istituzione viene praticata anche nell’area urbana della città di Carpi, dove diversi spazi verdi sono adattati per la coltivazione di ortaggi e cereali, al fine di affrontare i gravi problemi legati alla scarsità alimentare della popolazione carpigiana. La fame è infatti tra uno dei drammi che la popolazione deve affrontare nel corso della guerra. La carenza dei generi alimentari è un problema con cui gli italiani si confrontano già nel Ventennio, quando emergono le conseguenze anche sul piano alimentare della scelta del regime di attuare una politica autarchica. E bisogna ricordare che già dal gennaio 1940, prima dell’entrata in guerra dell’Italia, era stato imposto il razionamento dei generi alimentari di primaria necessità: caffè, farina, riso, zucchero, pasta, carne oli e i grassi commestibili. La loro vendita diretta era stata vietata e sostituita dall’ introduzione della carta annonaria, il sistema di tesseramento con cui ciascun cittadino poteva acquistare generi alimentari e le relative quantità, secondo quanto stabilito dalle autorità. Durante il conflitto, a causa della crescente difficoltà di approvvigionamento e delle restrizioni sulle importazioni imposte dal governo, la carenza di generi alimentari divenne un problema sempre più grave. Gli orti di guerra sono una delle misure introdotte dal fascismo nel tentativo, non riuscito, di frenare una vera e propria paralisi alimentare non solo sul piano del sostentamento ma anche quello dell’ordine pubblico.
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