Palazzo Scacchetti

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Palazzo storico di pregio del centro storico di Carpi, l’edificio nasce nel corso del Settecento come dimora della famiglia Scacchetti, importante famiglia mercantile della città. Sede della municipalità dal 1825 a oggi, è il luogo di rappresentanza cittadina. Nel corso del regime mantiene è sede dell’amministrazione comunale, quando la figura del sindaco e degli organi collegiali viene sostituita dalla carica del podestà. Nel dopoguerra viene ripristinato nuovamente il sindaco da parte del CLN, fino all’insediamento della nuova amministrazione comunale con le prime elezioni libere del 1946. Il palazzo ospita una serie di lapidi per celebrare il contributo dato dalla città di Carpi con il suo impegno civile e militare nella lotta di liberazione dal nazifascismo.

Gli Accadimenti

Palazzo Scacchetti lambisce la Piazza dei Martiri cuore della città di Carpi su cui si affacciano gli edifici della vita pubblica, religiosa e sociale della città. Eretto alla fine del XVII secolo per l’ambizione di Gian Carlo Scacchetti, membro di una importante famiglia mercantile, nel 1825, il Comune di Carpi lo acquistò per trasformarlo nella sede della vita amministrativa della città. Durante il fascismo Palazzo Scacchetti vede modificarsi i profili degli amministratori che occupano le sue sale: gli organi elettivi del Comune sono soppressi e tutte le funzioni svolte precedentemente dal sindaco, dal consiglio e dalla giunta comunali sono trasferiti al podestà nominato dal governo. Nel febbraio del 1927 viene assegnato a Carpi il primo podestà e dal 1941 si succedono alla guida della città una serie di commissari prefettizi fino alla Liberazione di Carpi avvenuta il 22 aprile del 1945. Dal terrazzo di Palazzo Scacchetti il Presidente del Comitato di Liberazione Nazionale Emilio Cabassi annunciò la Liberazione della città, ricordando la lotta contro i nazifascisti e auspicando un futuro migliore per l'Italia democratica. Don Tirelli, testimone oculare di quei giorni tumultuosi, descrive così l'atmosfera: “23 Aprile 1945 Giornata d’entusiasmo. Sventolano dal balcone del Palazzo Comunale le bandiere d’Italia senza lo stemma di Casa Savoia”. Il Comitato di Liberazione Nazionale si insediò nel Palazzo Scacchetti assumendo tutte le funzioni della legittima autorità che apre una nuova era di speranza e ricostruzione.. La pratica democratica ritorna a governare l’amministrazione pubblica Quattro giorni dopo si tenne il primo consiglio comunale democratico composto da 34 consiglieri rappresentanti tutti i partiti antifascisti che avevano insieme lottato contro il nazifascismo. E’ ripristinata la carica elettiva del Sindaco e nelle amministrative del 1946, le prime in cui anche le donne votano, è l’antifascista Bruno Losi, comunista più volte condannato al confino, chiamato alla guida del Comune Nel 1955 in occasione delle Celebrazioni per il decennale della Resistenza sulla facciata del Palazzo è posta una lapide con incise le parole che Piero Calamandrei scrive per l’occasione a commemorare l’anelito “di libertà indipendenza e giustizia” che animò le azioni di resistenza: è lo stesso testo che si trova nel Muro del Ricordo al Campo di Fossoli, eretto sempre in quel decennale. All'interno del Palazzo, un'altra lapide ricorda il decreto del 1984, con cui il Presidente della Repubblica Italiana conferì a Carpi la medaglia d'argento al valor militare. Questo riconoscimento celebra l'indomito spirito partigiano dei cittadini durante l'occupazione nazifascista, rendendo Palazzo Scacchetti non solo un edificio storico, ma un simbolo di resistenza e rinascita.

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Palazzo storico di pregio del centro storico di Carpi, l’edificio nasce nel corso del Settecento come dimora della famiglia Scacchetti, importante famiglia mercantile della città. Sede della municipalità dal 1825 a oggi, è il luogo di rappresentanza cittadina. Nel corso del regime mantiene è sede dell’amministrazione comunale, quando la figura del sindaco e degli organi collegiali viene sostituita dalla carica del podestà. Nel dopoguerra viene ripristinato nuovamente il sindaco da parte del CLN, fino all’insediamento della nuova amministrazione comunale con le prime elezioni libere del 1946. Il palazzo ospita una serie di lapidi per celebrare il contributo dato dalla città di Carpi con il suo impegno civile e militare nella lotta di liberazione dal nazifascismo.
Palazzo Scacchetti lambisce la Piazza dei Martiri cuore della città di Carpi su cui si affacciano gli edifici della vita pubblica, religiosa e sociale della città. Eretto alla fine del XVII secolo per l’ambizione di Gian Carlo Scacchetti, membro di una importante famiglia mercantile, nel 1825, il Comune di Carpi lo acquistò per trasformarlo nella sede della vita amministrativa della città. Durante il fascismo Palazzo Scacchetti vede modificarsi i profili degli amministratori che occupano le sue sale: gli organi elettivi del Comune sono soppressi e tutte le funzioni svolte precedentemente dal sindaco, dal consiglio e dalla giunta comunali sono trasferiti al podestà nominato dal governo. Nel febbraio del 1927 viene assegnato a Carpi il primo podestà e dal 1941 si succedono alla guida della città una serie di commissari prefettizi fino alla Liberazione di Carpi avvenuta il 22 aprile del 1945. Dal terrazzo di Palazzo Scacchetti il Presidente del Comitato di Liberazione Nazionale Emilio Cabassi annunciò la Liberazione della città, ricordando la lotta contro i nazifascisti e auspicando un futuro migliore per l'Italia democratica. Don Tirelli, testimone oculare di quei giorni tumultuosi, descrive così l'atmosfera: “23 Aprile 1945 Giornata d’entusiasmo. Sventolano dal balcone del Palazzo Comunale le bandiere d’Italia senza lo stemma di Casa Savoia”. Il Comitato di Liberazione Nazionale si insediò nel Palazzo Scacchetti assumendo tutte le funzioni della legittima autorità che apre una nuova era di speranza e ricostruzione.. La pratica democratica ritorna a governare l’amministrazione pubblica Quattro giorni dopo si tenne il primo consiglio comunale democratico composto da 34 consiglieri rappresentanti tutti i partiti antifascisti che avevano insieme lottato contro il nazifascismo. E’ ripristinata la carica elettiva del Sindaco e nelle amministrative del 1946, le prime in cui anche le donne votano, è l’antifascista Bruno Losi, comunista più volte condannato al confino, chiamato alla guida del Comune Nel 1955 in occasione delle Celebrazioni per il decennale della Resistenza sulla facciata del Palazzo è posta una lapide con incise le parole che Piero Calamandrei scrive per l’occasione a commemorare l’anelito “di libertà indipendenza e giustizia” che animò le azioni di resistenza: è lo stesso testo che si trova nel Muro del Ricordo al Campo di Fossoli, eretto sempre in quel decennale. All'interno del Palazzo, un'altra lapide ricorda il decreto del 1984, con cui il Presidente della Repubblica Italiana conferì a Carpi la medaglia d'argento al valor militare. Questo riconoscimento celebra l'indomito spirito partigiano dei cittadini durante l'occupazione nazifascista, rendendo Palazzo Scacchetti non solo un edificio storico, ma un simbolo di resistenza e rinascita.
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