Piazza Dei Martiri

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In Breve

Da oltre cinquecento anni la piazza centrale di Carpi è il cuore politico, religioso e amministrativo per eccellenza. Notevole per dimensioni, una delle più grandi d’Italia, durante il regime fascista viene individuata come “palcoscenico” privilegiato utilizzato in ambito propagandistico. Qui si svolgono le principali cerimonie politiche, adunate e sfilate di reparti militari. Ma è anche il luogo prescelto come massima esposizione della repressione attuata dalle autorità nazifasciste. La piazza è teatro tra le più forti azioni di violenza sui civili perpetrate dal fascismo: il 16 agosto 1944 due corpi delle Brigate Nere e plotone della Gnr, dopo aver sfilato al canto di inni di guerra, fucilano sedici persone tra quelle arrestate nelle giornate precedenti e impongono l’esposizone alla cittadinanza dei corpi inermi fino alla giornata successiva. quale rappresaglia contro l’attacco partigiano eseguito il giorno prima nel corso del quale perde la vita il colonnello della GNR Filiberto Nannini. Il nome della Piazza, denominata piazza della Repubblica in onore della Repubblica di Salò, nel dopoguerra diverrà Piazza dei Martiri, in ricordo di detta rappresaglia.

Gli Accadimenti

La grande piazza centrale di Carpi da oltre cinquecento anni è cuore politico, religioso e amministrativo per eccellenza della città; durante il regime fascista fu la sede deputata per le cerimonie politiche, i raduni e le parate militari e nel corso del secondo conflitto mondiale in questa piazza si consumò una delle azioni più gravi di violenza sui civili perpetrate dal regime fascista a Carpi. Il 16 agosto 1944, sedici cittadini furono fucilati per rappresaglia da parte delle Brigate Nere e da un plotone della Guardia Nazionale Repubblicana. La dura rappresaglia fu ordinata dal Comando Provinciale della Guardia Nazionale Repubblicana (GNR) in risposta all'attacco partigiano avvenuto nella frazione carpigiana di Migliarina il 15 agosto precedente, durante il quale era stato ucciso Filiberto Nannini, console della milizia e componente del collegio del Tribunale Speciale per la difesa dello stato. Già dal quel pomeriggio, gli uomini delle Brigate Nere avevano condotto un massiccio rastrellamento, nei quartieri della città, nelle frazioni di Migliarina, Budrione, Fossoli e nel territorio di Rio Saliceto (RE). Il Vescovo di Carpi Vigilio dalla Zuanna avviò da subito una mediazione con il Comandante Provinciale e, probabilmente grazie a questa intermediazione, degli oltre 100 cittadini rastrellati il numero designato alla fucilazione venne ridotto a 16 persone. Mentre in città si svolgevano i funerali del console Nannini, un gruppo di militi della Repubblica Sociale Italiana (RSI) condusse i prigionieri nella piazza e li costrinse a sdraiarsi per terra. Alle 20, il plotone della GNR sparò sulle vittime in esecuzione all'ordine di rappresaglia. Come monito per l’intera popolazione, non solo si scelse la piazza quale luogo per perpetrare l’uccisione, ma si dispose anche che i corpi senza vita delle vittime restassero esposti fino al giorno successivo, quando furono portati al cimitero cittadino per la sepoltura. “Giornata di costernazione espressa sul volto di tutti” si legge nella cronaca di don Ettore Tirelli che prosegue– “Le salme sono ancora supine a terra, e le scene di profondo dolore si susseguono appena un congiunto ravvisa un suo caro”. La piazza dopo l'Unità d'Italia era stata intitolata al re Vittorio Emanuele, durante il periodo della Repubblica di Salò rinominata Piazza della Repubblica e nell’immediato dopoguerra prese il nome di Piazza dei Martiri, a ricordo della strage. In onore delle vittime, fu inoltre posta una lapide nel luogo in cui si consumò la fucilazione. Ogni anno, la città di Carpi commemora le sedici vittime della strage con una sentita e partecipata manifestazione pubblica.

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Da oltre cinquecento anni la piazza centrale di Carpi è il cuore politico, religioso e amministrativo per eccellenza. Notevole per dimensioni, una delle più grandi d’Italia, durante il regime fascista viene individuata come “palcoscenico” privilegiato utilizzato in ambito propagandistico. Qui si svolgono le principali cerimonie politiche, adunate e sfilate di reparti militari. Ma è anche il luogo prescelto come massima esposizione della repressione attuata dalle autorità nazifasciste. La piazza è teatro tra le più forti azioni di violenza sui civili perpetrate dal fascismo: il 16 agosto 1944 due corpi delle Brigate Nere e plotone della Gnr, dopo aver sfilato al canto di inni di guerra, fucilano sedici persone tra quelle arrestate nelle giornate precedenti e impongono l’esposizone alla cittadinanza dei corpi inermi fino alla giornata successiva. quale rappresaglia contro l’attacco partigiano eseguito il giorno prima nel corso del quale perde la vita il colonnello della GNR Filiberto Nannini. Il nome della Piazza, denominata piazza della Repubblica in onore della Repubblica di Salò, nel dopoguerra diverrà Piazza dei Martiri, in ricordo di detta rappresaglia.
La grande piazza centrale di Carpi da oltre cinquecento anni è cuore politico, religioso e amministrativo per eccellenza della città; durante il regime fascista fu la sede deputata per le cerimonie politiche, i raduni e le parate militari e nel corso del secondo conflitto mondiale in questa piazza si consumò una delle azioni più gravi di violenza sui civili perpetrate dal regime fascista a Carpi. Il 16 agosto 1944, sedici cittadini furono fucilati per rappresaglia da parte delle Brigate Nere e da un plotone della Guardia Nazionale Repubblicana. La dura rappresaglia fu ordinata dal Comando Provinciale della Guardia Nazionale Repubblicana (GNR) in risposta all'attacco partigiano avvenuto nella frazione carpigiana di Migliarina il 15 agosto precedente, durante il quale era stato ucciso Filiberto Nannini, console della milizia e componente del collegio del Tribunale Speciale per la difesa dello stato. Già dal quel pomeriggio, gli uomini delle Brigate Nere avevano condotto un massiccio rastrellamento, nei quartieri della città, nelle frazioni di Migliarina, Budrione, Fossoli e nel territorio di Rio Saliceto (RE). Il Vescovo di Carpi Vigilio dalla Zuanna avviò da subito una mediazione con il Comandante Provinciale e, probabilmente grazie a questa intermediazione, degli oltre 100 cittadini rastrellati il numero designato alla fucilazione venne ridotto a 16 persone. Mentre in città si svolgevano i funerali del console Nannini, un gruppo di militi della Repubblica Sociale Italiana (RSI) condusse i prigionieri nella piazza e li costrinse a sdraiarsi per terra. Alle 20, il plotone della GNR sparò sulle vittime in esecuzione all'ordine di rappresaglia. Come monito per l’intera popolazione, non solo si scelse la piazza quale luogo per perpetrare l’uccisione, ma si dispose anche che i corpi senza vita delle vittime restassero esposti fino al giorno successivo, quando furono portati al cimitero cittadino per la sepoltura. “Giornata di costernazione espressa sul volto di tutti” si legge nella cronaca di don Ettore Tirelli che prosegue– “Le salme sono ancora supine a terra, e le scene di profondo dolore si susseguono appena un congiunto ravvisa un suo caro”. La piazza dopo l'Unità d'Italia era stata intitolata al re Vittorio Emanuele, durante il periodo della Repubblica di Salò rinominata Piazza della Repubblica e nell’immediato dopoguerra prese il nome di Piazza dei Martiri, a ricordo della strage. In onore delle vittime, fu inoltre posta una lapide nel luogo in cui si consumò la fucilazione. Ogni anno, la città di Carpi commemora le sedici vittime della strage con una sentita e partecipata manifestazione pubblica.
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