Rifugio di Guerra

Torrione degli spagnoli

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In Breve

Affacciato sulla piazza principale di Carpi, l’edificio quattrocentesco è una delle parti più rilevanti del Palazzo dei Pio. A partire dal maggio del 1944, con i primi massicci bombardamenti anglo-americani sul territorio carpigiano, i suoi ambienti sotterranei vengono individuati dal Comune di Carpi per allestire il più grande rifugio cittadino per fornire un riparo per la popolazione civile nel corso delle incursioni aeree.

Gli Accadimenti

Durante la Seconda Guerra Mondiale questo ingresso conduceva ai sotterranei del Torrione degli Spagnoli, dove venne istituito il principale rifugio antiaereo della città di Carpi. Il 18 marzo 1944, dopo intensi lavori di adattamento, il rifugio entrò ufficialmente in funzione, offrendo un labirinto di corridoi sotterranei, stanze e passaggi capaci di ospitare un gran numero di persone. Dotato di sistemi di ventilazione, servizi igienici basilari e un allarme per segnalare l'arrivo di aerei nemici, il rifugio era dotato di personale dedicato che assicurava la custodia, la pulizia e l'illuminazione. Sulle sue pareti restano ancora nel dopoguerra graffiti e messaggi dei cittadini che qui si affrontavano con angoscia il pericolo dei bombardamenti sulla citta. Con l'intensificarsi degli attacchi aerei anglo-americani nel novembre 1944, il Comune di Carpi, decise di ampliare e modificare con il permesso della Prefettura di Modena altri rifugi pubblici. Oltre al rifugio del Torrione, il più capiente, i lavori si estesero ai sotterranei di varie torri (Torre della Sagra, Torre del Passerino, Torre del Duomo, Torre di S. Francesco) e ad alcune aree del Palazzo comunale e dell'Uccelliera del Castello del Pio. In parallelo, venne le autorità concedevano la realizzazione di numerosi rifugi privati siti in città. Prima dell'apertura dei rifugi antiaerei, durante gli allarmi aerei molti cittadini cercavano rifugio nelle campagne circostanti. Come ricordava don Tirelli nella sua cronaca: “30 Luglio 1943 – Finalmente! Dopo tre anni di guerra la sirena comincia a funzionare, così d’ora in avanti Carpi potrà sentire gli allarmi – ovvero che il nemico aviatore si avanza – e lasciare l’abitazione per rifugiarsi in campagna”. Tuttavia le misure messe in atto dal governo fascista per fronteggiare il pericolo dei bombardamenti, non raggiungono i risultati dichiarati di protezione della popolazione. Soprattutto chi era residente in città, non poteva contare di protezioni naturali, come fossati e canali e i rifugi diventarono luoghi dove precipitarsi di corsa al minimo suono delle sirene nella speranza di salvare la propria vita. Di fatto, questi luoghi erano spesso difficili da raggiungere e sovente superavano il limite massimo di capienza. La massiccia campagna di avvisi, manifesti e i continui richiami alla popolazione con cui le autorità diffondono le “Norme da seguire in caso di Bombardamenti” - in cui i comportamenti da osservare si mescolano ai continui inviti alla calma e prudenza- , si rivelano una operazione prevalentemente di propaganda piuttosto che una efficace azione di protezione, non in grado di incidere nell’aiuto concreto in caso di incursione aerea e nemmeno di contrastare, sul piano emotivo, il duro impatto che i bombardamenti generano alla popolazione. La dimensione dei bombardamenti trasforma l’assetto fisico della città e stravolge le abitudini della gente: sui muri e le facciate dei palazzi appaiono la scritta “Rifugio” in nero con caratteri cubitali di segnalazione; al lato del Palazzo Municipale sono collocati altoparlanti da cui le sirene suonano l’allarme; sacchi di sabbia formano alti muri sotto alle arcate dei portici di piazza come protezione antischegge; sorgono trincee antiaeree in periferia e in spazi verdi urbani, è disposto l’oscuramento. In campagna, le autorità della Repubblica Sociale Italiana impedivano la costruzione di rifugi coperti, temendone l'uso da parte dei partigiani, ma consentivano la realizzazione di trincee scoperte, previo controllo delle Brigate Nere.

Indirizzo

Galleria

Affacciato sulla piazza principale di Carpi, l’edificio quattrocentesco è una delle parti più rilevanti del Palazzo dei Pio. A partire dal maggio del 1944, con i primi massicci bombardamenti anglo-americani sul territorio carpigiano, i suoi ambienti sotterranei vengono individuati dal Comune di Carpi per allestire il più grande rifugio cittadino per fornire un riparo per la popolazione civile nel corso delle incursioni aeree.
Durante la Seconda Guerra Mondiale questo ingresso conduceva ai sotterranei del Torrione degli Spagnoli, dove venne istituito il principale rifugio antiaereo della città di Carpi. Il 18 marzo 1944, dopo intensi lavori di adattamento, il rifugio entrò ufficialmente in funzione, offrendo un labirinto di corridoi sotterranei, stanze e passaggi capaci di ospitare un gran numero di persone. Dotato di sistemi di ventilazione, servizi igienici basilari e un allarme per segnalare l'arrivo di aerei nemici, il rifugio era dotato di personale dedicato che assicurava la custodia, la pulizia e l'illuminazione. Sulle sue pareti restano ancora nel dopoguerra graffiti e messaggi dei cittadini che qui si affrontavano con angoscia il pericolo dei bombardamenti sulla citta. Con l'intensificarsi degli attacchi aerei anglo-americani nel novembre 1944, il Comune di Carpi, decise di ampliare e modificare con il permesso della Prefettura di Modena altri rifugi pubblici. Oltre al rifugio del Torrione, il più capiente, i lavori si estesero ai sotterranei di varie torri (Torre della Sagra, Torre del Passerino, Torre del Duomo, Torre di S. Francesco) e ad alcune aree del Palazzo comunale e dell'Uccelliera del Castello del Pio. In parallelo, venne le autorità concedevano la realizzazione di numerosi rifugi privati siti in città. Prima dell'apertura dei rifugi antiaerei, durante gli allarmi aerei molti cittadini cercavano rifugio nelle campagne circostanti. Come ricordava don Tirelli nella sua cronaca: “30 Luglio 1943 – Finalmente! Dopo tre anni di guerra la sirena comincia a funzionare, così d’ora in avanti Carpi potrà sentire gli allarmi – ovvero che il nemico aviatore si avanza – e lasciare l’abitazione per rifugiarsi in campagna”. Tuttavia le misure messe in atto dal governo fascista per fronteggiare il pericolo dei bombardamenti, non raggiungono i risultati dichiarati di protezione della popolazione. Soprattutto chi era residente in città, non poteva contare di protezioni naturali, come fossati e canali e i rifugi diventarono luoghi dove precipitarsi di corsa al minimo suono delle sirene nella speranza di salvare la propria vita. Di fatto, questi luoghi erano spesso difficili da raggiungere e sovente superavano il limite massimo di capienza. La massiccia campagna di avvisi, manifesti e i continui richiami alla popolazione con cui le autorità diffondono le “Norme da seguire in caso di Bombardamenti” - in cui i comportamenti da osservare si mescolano ai continui inviti alla calma e prudenza- , si rivelano una operazione prevalentemente di propaganda piuttosto che una efficace azione di protezione, non in grado di incidere nell’aiuto concreto in caso di incursione aerea e nemmeno di contrastare, sul piano emotivo, il duro impatto che i bombardamenti generano alla popolazione. La dimensione dei bombardamenti trasforma l’assetto fisico della città e stravolge le abitudini della gente: sui muri e le facciate dei palazzi appaiono la scritta “Rifugio” in nero con caratteri cubitali di segnalazione; al lato del Palazzo Municipale sono collocati altoparlanti da cui le sirene suonano l’allarme; sacchi di sabbia formano alti muri sotto alle arcate dei portici di piazza come protezione antischegge; sorgono trincee antiaeree in periferia e in spazi verdi urbani, è disposto l’oscuramento. In campagna, le autorità della Repubblica Sociale Italiana impedivano la costruzione di rifugi coperti, temendone l'uso da parte dei partigiani, ma consentivano la realizzazione di trincee scoperte, previo controllo delle Brigate Nere.
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