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In Breve

La sinagoga ottocentesca, progettata dall’ingegnere carpigiano Achille Sammarini e inaugurata nel 1861, rappresenta uno splendido esempio storico-artistico di architettura religiosa sacra. Attiva per quasi cinquant’anni, è oggi visitabile all’interno dei locali che ospitano la sede della Fondazione Fossoli. Pur avendo perso nel corso del tempo la maggior parte degli arredi e dei paramenti sacri, riporta ancora esempi decorativi di pregio quali specchi e mensole decorative.

Gli Accadimenti

Il complesso delle sinagoghe storiche della città di Carpi comprende la sinagoga settecentesca – situata nel sottotetto del loggiato del Portico del Grano – e la sinagoga ottocentesca inaugurata nel febbraio del 1861, oggi parte della sede della Fondazione Fossoli che occupa gli spazi che erano annessi alla sinagoga destinati alla scuola ebraica. La costruzione della sinagoga ottocentesca fu decisa dalla comunità ebraica della città a causa dei problemi strutturali e delle cattive condizioni in cui versava la sinagoga settecentesca. Questo nuovo edificio, eretto nelle adiacenze del precedente, rispondeva al desiderio del mondo ebraico di manifestare più apertamente l'identità e la propria fede, una opportunità che l’emanazione dello Statuto Albertino apriva poiché prevedeva la concessione dei pieni diritti e la parità giuridica agli ebrei del Regno d’Italia. Il progetto di edificare la nuova Sinagoga inizia nel 1851 con una campagna di raccolta fondi promossa dal rabbino Sabbadini. Nonostante le difficoltà finanziarie, i lavori procedono spediti tra il 1859 e il 1861 sotto la guida dell'architetto Achille Sammarini, che deve affrontare sfide architettoniche notevoli, operando in un’area, quella del ghetto appunto, densamente costruita. In occasione della costruzione nuova Sinagoga viene anche ampliato il cimitero ebraico in uso dal 1825 costruito, il primo posizionato fuori le mura cittadine. L’inaugurazione fu un evento importante per la Comunità ebraica di Carpi e suscitò grande interesse e partecipazione tra i cittadini carpigiani. Le vicende che coinvolgono la poco numerosa comunità ebraica carpigiana, sempre più interessata da un processo di assimilazione, determina il destino della Sinagoga. Nel giro di qualche decennio la piccola comunità ebraica si trovò nella impossibilità di continuare la sua esistenza indipendente e agli inizi del XX secolo fu definitivamente accorpata a quella modenese. All’epoca di quell’aggregazione vivevano a Carpi sette famiglie ebree. Di conseguenza la sinagoga esaurisce la sua funzione di culto e la sua gestione diventa sempre più problematica, tanto da rendere necessaria la vendita dell’edificio nel 1921 che diventa proprietà privata di una famiglia. Oggetti sacri e di arredo furono trasferiti in altre sedi, in particolare a Modena e Israele. Nel 1922 cessa anche l’utilizzo del cimitero ottocentesco. Il censimento dell’agosto del 1938, prima tappa della politica persecutoria del fascismo contro gli ebrei, individua a Carpi solo 5 famiglie.

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La sinagoga ottocentesca, progettata dall’ingegnere carpigiano Achille Sammarini e inaugurata nel 1861, rappresenta uno splendido esempio storico-artistico di architettura religiosa sacra. Attiva per quasi cinquant’anni, è oggi visitabile all’interno dei locali che ospitano la sede della Fondazione Fossoli. Pur avendo perso nel corso del tempo la maggior parte degli arredi e dei paramenti sacri, riporta ancora esempi decorativi di pregio quali specchi e mensole decorative.
Il complesso delle sinagoghe storiche della città di Carpi comprende la sinagoga settecentesca – situata nel sottotetto del loggiato del Portico del Grano – e la sinagoga ottocentesca inaugurata nel febbraio del 1861, oggi parte della sede della Fondazione Fossoli che occupa gli spazi che erano annessi alla sinagoga destinati alla scuola ebraica. La costruzione della sinagoga ottocentesca fu decisa dalla comunità ebraica della città a causa dei problemi strutturali e delle cattive condizioni in cui versava la sinagoga settecentesca. Questo nuovo edificio, eretto nelle adiacenze del precedente, rispondeva al desiderio del mondo ebraico di manifestare più apertamente l'identità e la propria fede, una opportunità che l’emanazione dello Statuto Albertino apriva poiché prevedeva la concessione dei pieni diritti e la parità giuridica agli ebrei del Regno d’Italia. Il progetto di edificare la nuova Sinagoga inizia nel 1851 con una campagna di raccolta fondi promossa dal rabbino Sabbadini. Nonostante le difficoltà finanziarie, i lavori procedono spediti tra il 1859 e il 1861 sotto la guida dell'architetto Achille Sammarini, che deve affrontare sfide architettoniche notevoli, operando in un’area, quella del ghetto appunto, densamente costruita. In occasione della costruzione nuova Sinagoga viene anche ampliato il cimitero ebraico in uso dal 1825 costruito, il primo posizionato fuori le mura cittadine. L’inaugurazione fu un evento importante per la Comunità ebraica di Carpi e suscitò grande interesse e partecipazione tra i cittadini carpigiani. Le vicende che coinvolgono la poco numerosa comunità ebraica carpigiana, sempre più interessata da un processo di assimilazione, determina il destino della Sinagoga. Nel giro di qualche decennio la piccola comunità ebraica si trovò nella impossibilità di continuare la sua esistenza indipendente e agli inizi del XX secolo fu definitivamente accorpata a quella modenese. All’epoca di quell’aggregazione vivevano a Carpi sette famiglie ebree. Di conseguenza la sinagoga esaurisce la sua funzione di culto e la sua gestione diventa sempre più problematica, tanto da rendere necessaria la vendita dell’edificio nel 1921 che diventa proprietà privata di una famiglia. Oggetti sacri e di arredo furono trasferiti in altre sedi, in particolare a Modena e Israele. Nel 1922 cessa anche l’utilizzo del cimitero ottocentesco. Il censimento dell’agosto del 1938, prima tappa della politica persecutoria del fascismo contro gli ebrei, individua a Carpi solo 5 famiglie.
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